Il tema della povertà e dei meccanismi di esecuzione sociale ci interpella tutti, come organizzazioni che viviono i problemi della comunità territoriale. La crisi profonda che stiamo attraversando, inoltre, è globale ed allo stesso tempo territoriale: sul piano internazionale non ci può essere territorio o comunità che si possa sentire “al riparo”, ed anche a livello locale la vulnerabilità sociale interessa sempre più ampie fasce di popolazione. Povertà ed esclusione sociale sono un binomio inseparabile, e di estrema concretezza: c’è bisogno di tornare ad ascoltare i bisogni di comunità e di uscire allo scoperto, di denunciare diritti negati e prassi consolidate di marginalità diffusa.
Ma c’è bisogno anche di rimboccarcsi le maniche, nel tentativo di riscoprire doveri e riassumersi resposnsabilità comunitarie: guai a fare diventare povertà e vulnerabilità sociale argomenti riservati agli “addetti ai lavori”, terreno di sviluppo di meccanismi assistenzialistici, peggio ancora luogo di scontro tra interessi politici ed economici. Una comunità civile si misura dalla capacità di spezzare il pane e dalla capacità di condividerlo con tutti.