Il 26 Dicembre 2018 alle ore 13:00, presso la Chiesa di Sant’Anna al Porto (SA), ci sarà un pranzo di Natale con i poveri, organizzato dalla comunità di Sant’Egidio. E’ già il secondo anno che questa struttura mette volentieri a disposizione i mezzi, le risorse ed il proprio tempo per quest’evento, tant’è vero che nel 2017 più di 100 poveri sono stati ospitati e hanno partecipato a un pranzo natalizio all’insegna della gioia e della compagnia (per info e contatti: 335 743 3413).
Tutti hanno sentito parlare almeno una volta del pranzo di Natale di questa comunità, tanta è la portata e la forza di questo evento, però, molto probabilmente,sono pochi quelli che conoscono effettivamente la storia ed i valori che porta con sé un avvenimento del genere. Questa tradizione ormai decennale nasce nel 1982, quando un piccolo gruppo di persone povere fu accolto attorno alla tavola della festa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. In principio, alla lunga tavola a cui oggi siedono poveri di tutto il mondo (nel 2017 circa 250.000 persone) , c’erano circa 20 invitati: alcuni anziani del quartiere, alcune persone rimaste sole ed altre che sole lo erano da sempre, perché povere e aventi come dimora le strade della città di Roma. Sono passati ormai 36 anni da quel primo pranzo: da allora, la tavola si è allargata di anno in anno e da Trastevere ha raggiunto tante parti del mondo.
Questa comunità agisce secondo i valori del Vangelo ma, se si vuol semplificare, basta dire che non guarda i poveri come semplici persone da aiutare, ma come amici a cui l’aiuto è dato con piacere e con la massima naturalezza.
Il Natale significa soprattutto unione e stare in famiglia, quindi le persone che non sanno dove e con chi stare si possono sentire tristi, dimenticate dal mondo. Eppure, tante persone sole possono creare una famiglia enorme, ed è questo che si propone di fare questa comunità.
Non c’è un luogo unico o preciso dove esiste questa festa. Essa è un po’ ovunque, nelle chiese, nelle case, ma anche negli istituti per anziani, per bambini, per persone con disabilità, nelle carceri, negli ospedali, perfino nelle strade: non ci si ferma nei posti illuminati dal sole, si arriva fino agli angoli più bui e desolati del mondo, perché sono quelli i posti in cui c’è più bisogno di tutto questo. E’ soprattutto la nascita della luce sui volti più scuri che ha fatto sì che questo evento proliferasse in tutto il mondo.
La festa,infatti, ha raggiunto anche tanti paesi nel Nord e nel Sud del mondo in tutti i continenti.
Questa felicità ha raggiunto addirittura 96 carceri di tutto il mondo ed ha fatto incontrare persone sole (anche bambini) che, dopo quest’avvenimento, sono diventate una famiglia.
“È più facile meditare che fare effettivamente qualcosa per gli altri. Limitarsi a meditare sulla compassione equivale a optare per l’opzione passiva. La nostra meditazione dovrebbe creare la base per l’azione, per cogliere l’opportunità di fare qualcosa.”
(Dalai Lama)