Una breve sintesi delle esperienze laboratoriali e formative realizzate in CAMPANIA come progetto XXL
“Se la notte piangi perché non c’è il sole, come fai a vedere le stelle?”
E se provassimo, almeno noi, ancora noi, ad ‘andare oltre’, per ri-annodare i legami, quasi rarefatti, tra giovani e adulti?
Il quadrante storico-temporale nel quale siamo immersi, come persone, come gruppi di volontariato, come cittadini attivi d’Europa, segna burrasca.
Sia sul versante degli adulti inquieti, reduci da una stagione che sta creando barriere di incomunicabilità con le generazioni che ci hanno preceduto, che su quello dei giovani, schiacciati su un ‘eterno presente’ e quasi rinchiusi nel fortino dell’iper-consumismo edonistico.
Per adulti inquieti, mi riferisco anche a quei volontari ‘resistenti’, incupiti e avvinti dai ricordi di ‘utopie rigeneratrici’ dell’ultimo trentennio, che nell’azione di devastazione e appannamento delle loro idealità, prodotte dal neo-liberismo sfrenato dell’ultimo decennio, guardano all’oggi come un tempo in cui il volontariato adulto che hanno praticato, si è quasi fatto impresa tout court.
E nel quale i giovani, se e quando ci sono, al massimo vi si avvicinano come potenziale sbocco di un impegno lavorativo, magari intriso di flessibilità e precarietà, e in ogni cosa ben distanti e poco interessati a rinverdire organizzazioni al limite della sclerosi organizzativa!
Ne è prova il linguaggio ricorrente, spesso improntato a segnare e marcare le differenze tra un passato fatto di lotta all’emarginazione, gratuità, impegno a rimuovere le cause delle vecchie e nuove povertà, e un presente in cui sono in avanzato stato di decomposizione la mercificazione delle azioni solidali, invischiate e irretite nella gestione di scampoli di welfare a buon mercato. Risultato anche degli imponenti processi di esternalizzazione che hanno scaricato sulle fragili spalle del volontariato, compiti e gestioni del welfare, in via di smantellamento.
Guardando alla storia dell’ultimo decennio dobbiamo registrare che, effettivamente, di giovani se ne vedono sempre meno nell’arcipelago dell’azione gratuita, e ciò non fa che rendere sempre più vistosi i processi di invecchiamento, e purtroppo non solo in senso anagrafico, di un fenomeno sociale che non ha senso e prospettive se non è capace o non riesce a darsi compiti e funzioni dal significato generativo.
L’esperienza progettuale sottesa ad XXL, che il Mo.V.I. ha pensato e ideato, rinvia a un contesto nel quale una minoranza di “adulti inquieti”, utopisticamente arroccati dentro la memoria di splendide stagioni vissute all’insegna di un sogno (nel quale abbiamo ballato in tanti…come ha chiosato Giacomo Panizza alla conferenza di Napoli), ha inteso, con questa proposta, “rompere gli ormeggi”, per navigare in mare aperto. Provando non solo a immaginare sentieri che potessero ri-declinare e ri-scrivere le coordinate e la grammatica di un nuovo patto intergenerazionale. Ma e di più decidendo una strategia di attenzione fondata sulla ‘lateralità’, e sulla intuizione di ‘farsi attraversare e, se possibile, ‘contagiare’, dalla presenza dei giovani.
Sono queste le traiettorie dentro cui si sono dipanate le azioni messe in atto in Campania, ancorate al recupero di una visione di volontariato come espressione della società civile organizzata, che riscopre il senso del suo essere nella funzione educativa orientata al recupero di un futuro da ri-costruire, insieme. E pertanto necessitato a darsi strumenti formativi efficaci, adeguati e coerenti con le sfide alte che ci attendono, in questo tempo segnato da fragilità crescenti e da incertezze generalizzate.
Ritorna utile qui una delle tante citazioni di Luciano Tavazza, che, nella fase pioneristica di costruzione del movimento, apriva molti dei suoi incontri significativi di “pedagogia vissuta”, a fronte dei compiti spesso impari che occorreva fronteggiare, con questa affermazione: “quando il cielo volge al peggio, carico di nuvole uggiose, foriero di fulmini e piogge, non attardarti a contemplarlo nella tristezza dei suoi presagi…ma accendi razzi in cielo”!
Forti di questi convincimenti, l’esperienza campana ha avuto come fulcro centrale delle azioni targate XXL – spazi larghi di protagonismo giovanile – la scommessa di puntare sulla sfida educativa, come ambito e terreno comune di sperimentazione. Per provocare “i mondi vitali” circa l’urgenza e l’ineludibilità di ri-mettere al centro dell’azione di trasformazione e animazione, i legami sociali, quale bussola per ri-orientarsi nei labirinti di una crisi senza precedenti, e re-intestarsi responsabilità educative, che aprano alla scoperta di ‘cieli nuovi e terre nuove’.
Con questa logica abbiamo provato a ridare voce e soggettualità direttamente ai giovani che da anni ruotano intorno a delle aggregazioni di volontariato che hanno scelto di fare del “radicamento comunitario”, nel salernitano e nel casertano, l’asse portante del proprio agire sociale e solidale. Organizzazioni generatrici di partecipazione che privilegiano la formazione piuttosto che la gestione di servizi “pesanti”, come caratteristica fondante del loro essere “sale e lievito” per una crescita conviviale, accogliente, fraterna, da vivere nella ferialità del quotidiano, in linea con le raccomandazioni dal sapore profetico, cui continua a invitarci l’indimenticabile don Giovanni Nervo.
“Metti un tema, a cena” è stato il piatto forte di una proposta, con la quale, attraverso facebook, i giovani del maddalonese hanno prima programmato, poi realizzato i percorsi formativi “della cittadinanza attiva” che, per divenire e concretizzarsi in una “cittadinanza vicina”, più che a paludati interventi accademici, si è materializzata in “ascolto e interazione attiva”, con testimoni che nella loro eticità dei comportamenti, dimostrano che “cambiare è possibile, senza gesti estemporanei e astrattamente virtuosi”.
Interessanti e mirati a un pubblico giovanile che ruota intorno all’associazionismo educativo, sono stati anche i laboratori didattico-esperenziali, realizzati nella fascia orientale delle città di Salerno, dall’evocativo titolo ‘Pensarsi cittadini per sé e per gli altri’.
Culminati nella campagna “Tutti insieme, … per nuovi stili di vita”, organizzata da un cartello interassociativo che ha deciso di andare oltre la frammentazione, per dar vita a una rete cittadina attiva sulle problematiche della vivibilità nelle aree di periferia.
L’esperienza forte vissuta in Campania è stata poi la vacanza studio, a carattere residenziale, “Facciamoci spazio: l’universo giovanile tra indignazione, diritti e responsabilità”, innovativa sia nei contenuti che nelle modalità didattiche con le quali è stata pensata, condotta e animata.
I risultati raggiunti fanno registrare la nascita di un’aggregazione che, con un network dedicato, oltre che fare rete tra di loro, si arricchisce continuamente di nuove adesioni giovanili e sta offrendo un prezioso contributo di idee e di passione civile per estendere e qualificare l’area della partecipazione alla costruzione della “res pubblica’ a livello comunitario.
Ma queste progettualità, se vissute e osservate anche dal versante di adulti in ricerca, attenti alla dimensione dell’ascolto e dell’approccio empatico, possono divenire occasione di riflessione, confronto, incontro per osare più apertura e scommettere con meno paternalismo sul protagonismo, diretto e fattuale, non ideologico, da parte delle giovani generazioni.
In secondo luogo occorre riconoscere che l’investimento nella formazione ‘continua e continuata’, se ben pensata e strutturata, produce nuove consapevolezze sulla condizione giovanile e sulla necessità di interrompere la deriva verso l’adolescenza allungata e prolungata. Formazione che è resa ancora più cogente per svecchiare la dirigenza delle organizzazioni di volontariato sociale e aprirle a nuove forme di presenza, giovanile e femminile, più consone ad arricchire di nuovo pluralismo la costellazione e la trama delle relazioni inter-associative di base e ridare coerenza, credibilità, radicamento all’azione di animazione della comunità locale. Progettualità che se ben ideate, congegnate e vissute con sincero spirito di apertura, costituiscono anche un presupposto indispensabile per ri-declinare quel nuovo patto inter-generazionale in grado di fronteggiare gli esiti più vistosi di una crisi sistemica che stiamo attraversando, che non sarà di breve periodo e che al suo termine non lascerà invariata alcuna delle situazioni precedentemente acquisite.
Ed infine, e non per ultimo, questa chiamata-provocazione alla “co-educazione” sta favorendo l’emersione di linguaggi nuovi e inediti, di nuove forme e modelli partecipativi, di scelte sempre più feriali di integrazione e di condivisione. Per innervare una democrazia che non può essere ridotta a fatto rituale, burocratico, di delega, ma restituirle quello slancio solidaristico, di coesione, di equità che ci interpella ben oltre la rivendicazione pur doverosa dei diritti. Innestandosi su una responsabilità, che sentiamo tutta nostra, affinchè al centro del vivere civile, vengano finalmente valorizzati e attualizzati i dettami del bene comune, della giustizia sociale, della pace, ai quali ci sentiamo naturalmente vocati.
Mimmo De Simone –coordinatore regionale Mo.V.I. Campania