IN EVIDENZA:
Esperienze estive di formazione 2016
“Ha perso la città? Giovani al sud, tra crisi, protagonismo e voglia di futuro”
Prepezzano di Giffoni sei Casali (Sa), 26 – 30 agosto 2016, CAMPO SCUOLA
Ha perso la città? giovani al sud, tra crisi, protagonismo e voglia di futuro è il titolo del campo-scuola estivo promosso dal Mo.V.I all’ interno del progetto ”Gli Altri Siamo Noi”. E’ gradita l’iscrizione entro il 15 luglio 2016.
Scarica il programma e la scheda d’iscrizione
Per info, contatti e prenotazioni: 089 482439 oppure 335 144 9646
www.paideiasalerno.it; e-mail: paideia@paideiacentroservizi.it
“Asinara: solitudini, memoria, narrazioni”
Un campo di formazione-volontariato proposto dal Mo.V.I. Sardegna nell’incredibile natura dell’isola dell’Asinara, da mercoledì 17 a domenica 21 agosto 2016 (parco nazionale e area marina protetta) organizzato insieme al CVS Sardegna Solidale e Libera Sardegna.
Partecipazione gratuita (per i volontari della Campania previsto numero limitato di posti: segnalare la propria disponibilità chiamando al MOVI regionale campano: 089 482439 – 335 144 9646. Scarica il programma
“Guardare la terra in modo nuovo”
Se hai dai 18 ai 28 anni iscriviti al campo scuola promosso dall’Associazione San Pancrazio (Cosenza). Il campo scuola si terrà dal 5 all’8 Agosto 2016 a Quaresima di Lorica, nel Parco Nazionale della Sila, in Calabria.
Prenotarsi entro il 28 luglio 2016 (Sandra 349 894 3281).
Quota di partecipazione € 25,00
FORMAZIONE
Salerno – l’ Associazione Ecomondo Doula organizza per il 22-23 ottobre, il primo week-end formativo del corso per la figura professionale di doule. Una doule si occupa del sostegno emotivo e pratico delle donne in gravidanza fino al compimento del primo anno di vita del bambino. Il percoso formativa si terrà presso i locali dell’associazione Paideia sita in Via Vittorio Graziadei n. 3 – Salerno.
Termine iscrizione: 7 ottobre 2016
Per info e programma: info@mondo-doula.it
Per saperne di più: http://www.mondo-doula.it/
L’Università degli Studi di Salerno amplia l’offerta formativa.
Presso il Dipartimento di Farmacia, dall’ a.a. 2016-17 sarà attivo un nuovo corso di studi: Gestione e Valorizzazione delle Risorse Agrarie e delle Aree Protette, che rientra nella classe di laurea di Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali (L-25)
Per ulteriori informazioni, visita la seguente pagina web.
INIZIATIVE
Per info: telefono 089 2758204; e-mail antonio.braca@beniculturali.it
BANDI
Bando di concorso per educatori d’infanzia. Termine scadenza domande entro e non oltre le ore 12:30 del 14.07.2016
L’ente locale autonomo Unione delle Terre d’ argine ha indetto un bando di concorso pubblico per esami per la formazione di una graduatoria, valida per l’anno scolastico 2016/2017, per assunzioni a tempo determinato (a tempo pieno o a tempo parziale) di Educatori d’infanzia – Cat. C
Per ulteriori informazioni, clicca qui
OPPORTUNITÀ
#UNFUTUROMAIVISTO – CONTEST FOTOGRAFICO SUL SUD ITALIA
Fondazione CON IL SUD promuove per il decimo anno la manifestazione nazionale “UN FUTURO MAI VISTO”, lanciando un nuovo contest fotografico a tema sul Sud. Un’iniziativa di comunicazione sociale che si pone come obiettivo la costruzione di un fotoreportage che non si limita alla denuncia delle problematiche del Mezzogiorno, ma che riesce a cogliere le potenzialità ed immaginare un futuro alternativo a quello che solitamente viene proposto.
L’INIZIATIVA È GRATUITA E APERTA A TUTTI.
E’ possibile partecipare sino al 20 SETTEMBRE 2016.
Per ulteriori informazioni, visita la pagina web
APPROFONDIMENTI
Il terzo settore può diventare primo
Dopo due anni di negoziati e compromessi, si è arrivati all’approvazione finale della legge delega che punta ad aprire il settore al mercato, oltre a fare chiarezza in un quadro molto opaco e frammentato. Anche se non sempre ci riesce, rimandando ai decreti attuativi alcuni degli aspetti centrali per il controllo di un comparto che più volte ha dato prova di non essere immune agli scandali. Perché quella del terzo settore è anche una macchina che macina parecchi soldi, con un valore economico di 64 miliardi di euro. E che proprio per questo fa gola a criminali di ogni tipo, come l’inchiesta sulle cooperative di Mafia Capitale dimostra. Secondo la nuova legge delega, nel calderone del terzo settore rientrano gli enti privati che si sono costituiti e operano, senza scopo di lucro, per finalità di solidarietà e nell’interesse generale. Restano fuori formazioni e associazioni politiche, sindacati, associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche. Rientrano invece le coop sociali, fondazioni, associazioni riconosciute e non riconosciute (il 67% del totale), organizzazioni di volontariato, organizzazioni non governative, imprese sociali ecc. Oltre alle nuove realtà che uniscono innovazione e impegno sociale: sono le cosiddette Siavs, startup innovative a vocazione sociale, l’ultima frontiera del non profit tech. Le attività prevalenti sono quelle sportive, ricreative e culturali (65%). Oratori, campetti da calcio e pallavolo spopolano in tutta Italia. Mentre l’assistenza sociale e quella sanitaria valgono solo il 12 per cento.Secondo il censimento Istat sul terzo settore (relativo al 2011), in dieci anni gli enti non profit in Italia sono cresciuti del 28 per cento. Ben il 6,4% delle unità economiche attive nel nostro Paese appartiene alla sfera del non profit. Anche se la parte più “imprenditoriale”, quella con lavoratori alle dipendenze, ha registrato un aumento più contenuto, di circa il 9,5 per cento. In questo universo variegato, le attività prevalenti sono quelle sportive, ricreative e culturali (65%). Oratori, campetti da calcio e pallavolo spopolano in tutta Italia. Mentre l’assistenza sociale e quella sanitaria valgono solo il 12 per cento. I lavoratori dipendenti nel settore sono 681mila, 270mila quelli esterni, 5mila quelli temporanei. In totale gli addetti sono circa un milione. Di cui soprattutto donne. Ma il settore conta anche sul contributo di 4,7 milioni di volontari. Di cui 950mila hanno meno di 29 anni. Il 20,5% di loro ha una laurea. E più della metà fa un altro lavoro, dedicando il tempo libero al volontariato.Ma molti con il terzo settore ci vivono pure. Più di un quarto dei lavoratori retribuiti sono infermieri, ostetriche, educatori, assistenti sociali, mediatori culturali ecc. Professioni tecniche, in cui gli uomini sono la maggioranza. Seguiti da operatori socio-sanitari, assistenti domiciliari, operatori di ludoteca. E in questo caso sono le donne a prevalere. Le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione sono il 17,9 per cento, quelle non qualificate – come bidelli, portantini, addetti alle pulizie – rappresentano il 13,8 per cento. Dirigenti e imprenditori sono solo il 3,5 per cento. Soprattutto uomini. Un universo variegato che, oltre a offrire lavoro a molti, ha anche un peso economico notevole. Anche se, contrariamente a quanto si pensa, dei 64 miliardi di entrate accumulate in poco più di dieci anni, solo nel 14% dei casi arrivano dal settore pubblico. Per l’86% i finanziamenti sono donazioni private. Ma anche nel sociale ci sono i giganti: l’82% delle entrate va nelle casse delle organizzazioni più grandi, quelle che hanno entrate superiori a 500mila euro, ovvero il 5% del totale. Secondo il centro studi Euricse, specializzato in ricerche su cooperative e imprese sociali, il 91% degli enti non profit ha anche un’attività market, cioè ha delle entrate che arrivano non solo tramite le convenzioni con gli enti pubblici e le donazioni, ma anche tramite la vendita di beni e servizi. Quasi tutte le organizzazioni cercano quindi di aprirsi al mercato per finanziare, almeno in parte, le attività sociali. Il valore economico del solo lavoro volontario in Italia è stimato in almeno 20 miliardi di euro. Mentre il valore della produzione delle cooperative sociali è superiore ai 10 miliardi di euro. Il valore economico del solo lavoro volontario in Italia è stimato in almeno 20 miliardi di euro. Mentre il valore della produzione delle cooperative sociali è superiore ai 10 miliardi di euro. Ben il 6,4% delle unità economiche attive nel nostro Paese appartiene alla sfera del non profit. Oltre alla rande novità del servizio civile universale aperto anche agli immigrati, l’obiettivo della legge delega ora è semplificare la normativa fiscale delle organizzazioni, agevolando le donazioni, con una regolazione più trasparente del cinque per mille e la creazione di un fondo nazionale di finanziamento presso il ministero del Lavoro da 17,3 milioni nel 2016 e 20 milioni di euro annui a partire dal 2017. Come ha spiegato il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali, Luigi Bobba, nella distribuzione dei finanziamenti pubblici saranno premiate le organizzazioni capaci di rispondere ai bisogni reali delle persone. Quindi meno forma e più sostanza. Bisognerà capire però quali saranno i criteri di valutazione usati. In cambio, alle associazioni viene chiesta più trasparenza nella rendicontazione. Con l’obiettivo declamato da tutti di evitare altri casi come quello di Mafia Capitale. La riorganizzazione del sistema di registrazione degli enti passerà dalla creazione di un registro unico del terzo settore presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, al posto dei 300 registri nazionali, regionali e provinciali che esistono oggi. Tutti gli enti che si avvalgono di fondi pubblici o privati raccolti attraverso pubbliche sottoscrizioni, e anche di fondi europei, saranno obbligati a iscriversi al registro. In più la legge vuole superare il sistema degli Osservatori nazionali per il volontariato e e passare all’istituzione del Consiglio nazionale del terzo settore, come organismo di consultazione a livello nazionale. È prevista anche la creazione della Fondazione Italia sociale, una fondazione di diritto privato con finalità e fondi pubblici pubblici che ha il compito di sostenere e organizzare iniziative filantropiche e di finanza sociale. È la cosiddetta “Iri del sociale” da affidare al consulente finanziario del premier Vincenzo Manes. Cosa che ha fatto insorgere il Movimento cinque stelle. Alle associazioni viene chiesta più trasparenza nella rendicontazione. Con l’obiettivo declamato da tutti di evitare altri casi come quello di Mafia Capitale. La riorganizzazione del sistema di registrazione degli enti passerà dalla creazione di un registro unico del terzo settore presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, al posto dei 300 registri nazionali, regionali e provinciali che esistono oggi. La riforma del terzo settore si è impantanata a lungo attorno a un tema controverso, cioè il ruolo dell’impresa sociale. Un tema che ha diviso chi voleva aprire il welfare a una dimensione di mercato e chi invece si rifiutava. La formula delle imprese sociali, quella prevista da una legge del 2006, in Italia non è mai decollata. Al contrario delle cooperative sociali, che oggi invece hanno circa 400mila addetti in tutta Italia (fonte Euricse), offrendo servizi che vanno dai centri per disabili ai nidi, dall’accoglienza dei migranti alle case di riposo per gli anziani.
La nuova legge ora ridefinisce le imprese sociali come organizzazioni che devono perseguire finalità sociali all’interno di settori di attività di interesse generale destinando i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto sociale e la parte restante alla remunerazione del capitale investito. Si apre così all’intervento di nuovi investimenti privati in sanità, istruzione, integrazione. Le nuove imprese sociali potranno assumere, occuparsi di beni pubblici e fare progetti comuni con la pubblica amministrazione. È quello che viene chiamato social business, che fa storcere il naso a molti.
Bisogna capire però, se l’obiettivo è evitare altre “Mafia Capitale”, come in questa nuova apertura avverrà il monitoraggio delle diverse forme e organizzazioni del terzo settore, e quali saranno i benefici e gli sconti fiscali che avranno per agire. Tutto è nelle mani dei decreti attuativi. Che ora tutti sperano di non dover attendere per molto. Perché alla cornice della legge manca ancora molta sostanza. Cosa di non poco conto, se il terzo settore vuole uscire dalla periferia poco trasparente in cui è rimasto impantanato per anni
Notizie dal MoVI
EVENTI ESEMPLARI
“Altri Europei”, a Calais pomeriggio di felicità per i profughi della Jungle
Il viaggio tra Italia, Ungheria, Turchia e Francia si conclude in uno dei campi profughi più grandi d’Europa, con un match senza arbitro in un campo senza limiti in cui contano solo il pallone, le porte e la voglia di giocare. “È la dimostrazione che il calcio ha un potere stupendo”
Una partita di oltre 2 ore, senza arbitro, in un campo senza limiti in cui contano solo il pallone, le porte e la voglia di giocare. Si conclude così la campagna degli “Altri Europei”, il progetto realizzato da Enrico Tamiazzo e Michele Bianchi, fondatori della onlus The Small Now, promosso insieme ad Altropallone. “L’esperienza è stata positiva, abbiamo incontrato tantissime persone e abbiamo avuto la conferma che il calcio ha un potere stupendo, perché in campo le differenze si annullano”, dice Tamiazzo. Dopo un viaggio che li ha portati attraverso i campetti di periferia di Italia, Turchia e Ungheria, il gruppo degli “Altri Europei” è approdato a Calais, in Francia, in uno dei campi profughi più grandi d’Europa. “La chiamano La Jungle, da tempo ne sentiamo parlare e ci siamo chiesti come sarebbe stato giocare lì – raccontano – Quando arriviamo a Calais piove a dirotto e fa freddo, certo non una buona premessa per giocare una partita”. Ma il gruppo non si lascia scoraggiare e incontra i volontari che ogni giorno si occupano di distribuire beni di prima necessità ai profughi, di dare loro assistenza, “ci hanno spiegato che molti praticano il Ramadan e che avremmo avuto difficoltà a trovare persone disposte a giocare, senza contare la pioggia”. Nel campo ci sono tantissimi afghani e poi curdi, eritrei, somali, sudanesi, pakistani. Ci sono persone sole, famiglie e anche chi ha parenti sparsi in altri Paesi europei. Vivono in baracche di legno con teli di plastica, altri nei container su due livelli o in piccole tende. Qualcuno è arrivato da pochi giorni, altri sono lì da 6 mesi, tutti vogliono andare dall’altra parte della Manica, in Gran Bretagna.
Il gruppo entra nella Jungle e si avvia lungo la strada principale, denominata Market Street perché ci sono baracche con ristorantini e negozi, “capiamo subito di trovarci in una città informale, con le sue regole e usanze”. In una sorta di centro ricreativo per i giovani incontrano alcuni ragazzini afghani, entusiasti all’idea di giocare a calcio, e raccolgono le prime adesioni. Quando esce il sole, la partita può avere inizio. Il campo è uno spiazzo di sabbia a ridosso dello svincolo stradale per l’Eurotunnel. I giocatori sono tantissimi e dopo aver formato le squadre, si comincia. “La partita è una caciara di lingue: si parla arabo, tigre, dari e pashto, qualcuno parla in inglese – spiegano – Dal punto di vista tecnico è autogestita, senza arbitro, i giocatori entrano ed escono in qualsiasi momento. Vengono segnati decine di gol e la palla non vuole smettere di fermarsi”.
Quando cala il sole, molti ragazzi si avviano verso il campo per la cena del Ramadan. “Anche noi ci incamminiamo e ne lasciamo molti a giocare – scrivono – Ci sono immagini che lasciano l’amaro in bocca in un luogo del genere, ma ce ne andiamo con la consapevolezza di avere regalato un pomeriggio di felicità ai ragazzi della Jungle”.
Fonte: Redattore Sociale